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In un'epoca in cui la ricerca della visibilitŕ e della fama personale sembra dettare lo spirito dei tempi, leggere la biografia di Charlotte Brontë č quanto mai illuminante. L'autrice del capolavoro "Villette", di "Shirley" e "Il professore", nonché di "Jane Eyre", immediato successo all'epoca della sua pubblicazione e ormai classico intramontabile, scelse l'anonimato dello pseudonimo Currer Bell, con cui firmň tutti i romanzi, si calň nell'insignificante esistenza dell'istitutrice e interpretň il ruolo della figlia obbediente prima e della moglie devota poi. Eppure, nell'"ombra", ci racconta Lyndall Gordon, Charlotte seppe trovare le parole per dare voce alla propria esperienza e fece affiorare in superficie un mondo interiore rimasto celato. L'impatto con la societŕ vittoriana fu "esplosivo": una donna che esprimeva con candore i propri pensieri e sentimenti, che impiegava l'ironia nei confronti della societŕ e dei costumi, era veramente una donna? Non andava forse considerata poco femminile? Ai contemporanei apparve "volgare". Ma quella voce che si sollevň dall'oscuritŕ ancora ci conquista con le sue intime rivelazioni, e il "fuoco" che bruciava in Charlotte tuttora infiamma le pagine dei suoi libri. Le vicende umane della ragazza apparentemente schiva e docile nata in una canonica immersa nelle brughiere dello Yorkshire si intrecciano in profonditŕ ai suoi romanzi, che hanno sempre un nucleo autobiografico, illustra Gordon.